July 10, 2025

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Cambiamenti climatici: cosa sta accadendo nel Mediterraneo

Il bacino del Mediterraneo è oggi uno dei principali hotspot del cambiamento climatico globale. A causa della sua posizione geografica, delle sue caratteristiche climatiche e dell’intensa attività umana, questa regione sta subendo trasformazioni più rapide e marcate rispetto ad altre aree del pianeta. L’aumento delle temperature, la siccità, la perdita di biodiversità e l’innalzamento del livello del mare sono solo alcuni degli effetti che stanno plasmando il futuro del Mediterraneo.

Un riscaldamento più veloce della media globale

Secondo il rapporto del Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change (MedECC), la regione mediterranea si sta riscaldando del 20% più velocemente rispetto alla media globale. Se la temperatura media del pianeta è aumentata di circa 1,1°C rispetto all’era preindustriale, nel Mediterraneo si è già registrato un incremento medio di circa 1,5°C. Questo trend è destinato a continuare, con gravi ripercussioni su ecosistemi, risorse idriche, agricoltura e salute umana.

Eventi climatici estremi sempre più frequenti

Le ondate di calore estivo stanno diventando più intense, prolungate e frequenti. Solo negli ultimi anni, l’Italia, la Spagna e la Grecia hanno registrato temperature record e incendi devastanti. L’afa e l’umidità hanno reso le città costiere particolarmente vulnerabili, aumentando il rischio di stress termico e patologie correlate, soprattutto per anziani e bambini.

In parallelo, le precipitazioni si stanno riducendo e concentrando in episodi violenti, provocando alluvioni lampo, erosione del suolo e danni alle infrastrutture. Questo squilibrio idrico contribuisce anche alla desertificazione di ampie aree del sud della Spagna, del sud Italia e del Nord Africa.

Impatti su biodiversità e risorse marine

Il Mediterraneo ospita una straordinaria biodiversità marina e terrestre, ma i cambiamenti climatici stanno alterando gli equilibri ecologici. L’innalzamento della temperatura delle acque sta favorendo la migrazione di specie aliene invasive, che mettono a rischio le specie autoctone. Il riscaldamento e l’acidificazione dei mari, inoltre, compromettono la salute delle praterie di posidonia, fondamentali per l’ossigenazione e la protezione delle coste.

Anche la pesca è colpita: le risorse ittiche tradizionali, come tonno e sardine, si stanno riducendo, minacciando la sussistenza di molte comunità costiere. La maggiore salinità e temperatura influiscono negativamente sulla riproduzione e sulla distribuzione delle specie.

Agricoltura e sicurezza alimentare

Il settore agricolo è tra i più vulnerabili. Le coltivazioni tipiche mediterranee – ulivi, viti, agrumi, cereali – risentono della scarsità d’acqua e delle temperature elevate. Le rese agricole sono in calo e le stagioni di raccolta si stanno spostando. Alcune aree potrebbero diventare non più coltivabili entro pochi decenni.

Questa instabilità impatta anche la sicurezza alimentare: l’aumento dei costi di produzione e la diminuzione dell’offerta interna spingono verso l’importazione, rendendo le economie locali più fragili e dipendenti dall’estero.

L’innalzamento del livello del mare

Il Mediterraneo, essendo un mare semi-chiuso, è particolarmente sensibile all’innalzamento del livello del mare causato dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’espansione termica dell’acqua. Le coste italiane, francesi, tunisine e greche sono tra le più esposte. In alcune zone della laguna di Venezia e del delta del Nilo, l’erosione costiera e le mareggiate stanno già causando perdite di terreno e danni agli insediamenti urbani e agricoli.

Verso un futuro resiliente

Affrontare i cambiamenti climatici nel Mediterraneo richiede strategie integrate su scala locale e internazionale. Le priorità includono:

  • Riduzione delle emissioni di gas serra attraverso fonti rinnovabili e mobilità sostenibile;
  • Adattamento dell’agricoltura a tecniche più resilienti (es. agricoltura rigenerativa, irrigazione a goccia);
  • Protezione della biodiversità mediante la creazione di aree marine e terrestri protette;
  • Pianificazione urbana che tenga conto del rischio climatico e dell’uso efficiente delle risorse idriche.

L’Unione Europea, attraverso il Green Deal e il piano Fit for 55, sta indirizzando fondi e politiche per rendere la regione più resiliente. Tuttavia, serve anche la partecipazione attiva dei Paesi extra-UE che si affacciano sul Mediterraneo, per un’azione coordinata ed efficace.

Conclusione

Il Mediterraneo si trova a un bivio. I segnali del cambiamento climatico sono già visibili e colpiscono ogni aspetto della vita economica, ambientale e sociale della regione. Intervenire ora è fondamentale per salvaguardare un patrimonio naturale e culturale unico al mondo, e garantire un futuro sostenibile alle generazioni che verranno.